E’ di questi giorni la notizia del tanto atteso (da molti) accorpamento delle province. Oltre che per motivi campanilistici non veniamo intaccati molto dall’essere in una provincia o meno, tranne per alcuni fattori come le imposte. Anche nella composizione del totale che paghiamo per la nostra RC Auto troviamo una imposta provinciale.
L’accorpamento delle province deciso dal Governo, secondo i calcoli di Facile.it (www.facile.it) – sito leader nella comparazione di polizze assicurative, mutui, prestiti e tariffe energia – potrebbe condurre ad aumenti del premio RC auto per oltre un milione e mezzo di automobilisti.
«Il premio RC auto – spiega Mauro Giacobbe, Responsabile Business Unit Assicurazioni di Facile.it – si compone di diversi elementi, tra cui l’imposta provinciale, che varia dal 9% al 16%. Con l’accorpamento, salvo cambiamenti, sono diverse le province che, inglobate in quelle più grandi, potrebbero fare i conti con un incremento della tassazione fino al 2%».
Secondo i risultati dell’analisi di Facile.it a subire i danni maggiori sarebbero i residenti della provincia di Parma: oggi hanno un’aliquota del 14%, che salirebbe al 16% in caso di accorpamento con Piacenza (se fosse questa seconda a prevalere).
Potrebbe andare peggio solo agli automobilisti trevigiani che, dopo essere riusciti a diminuire l’aliquota e pagare dal 1 settembre 2012 il 15%, si trovano sospesi fra un possibile ritorno alla soglia massima del 16% (se venissero accorpati a Belluno e prevalesse la tariffa di questa provincia) o un notevole risparmio nel caso in cui la scelta ricadesse sull’unione con Padova, che applica un’imposta del 12.5%.
Rincari in vista anche per gli automobilisti pistoiesi e senesi che, unendo i propri destini tariffari a quelli dei conducenti delle province di Prato, Massa e Lucca i primi, di Arezzo e Grosseto i secondi, potrebbero pagare lo 0,5% in più.
Buone notizie, di contro, per chi vive a Teramo. L’accorpamento con la provincia de L’Aquila è quasi certo e, con esso, anche il risparmio. All’atto della fusione direbbero addio all’aliquota massima e benvenuta quella del 15.5%.