Carrozzera Castagna Milano – Durante la nostra visita al museo di Sochaux ,Gioacchino Acampora, il proprietario della storica carrozzeria milanese, ha donato la sua 508 RXH al museo de l’Aventure Peugeot. In quell’occasione abbiamo avuto la possibilità di fare due chiacchiere con lui. Abbiamo subito capito di trovarci di fronte a una persona assolutamente affabile, cordiale e non di meno un vero pozzo di conoscenza del mondo dello stile delle auto, di ieri e di oggi.Non potevamo perdere l’opportunità di realizzare un’ intervista approfondita con una persona così interessante e abbiamo subito chiesto a Gioacchino di incontrarci per parlare un po’ di Castagna, delle auto in genere e di altro…
Milano ormai ha il suo vestito grigio invernale, gli uffici e lo show room dell’Atelier sono in una zona non lontanissima dal centro, due passi e siamo lì. Dietro la facciata piuttosto anonima dello stabile si nasconde uno spazio elegantissimo e moderno; Gioacchino è un Architetto e questi interni ricercati ne son la prova. Siamo arrivati all’ora di pranzo ma il patron di Castagna ci invita, non solo a pranzare con lui ma anche ad intervistarlo proprio mentre prepara.
Per Gioacchino il momento creativo, sia in cucina ma soprattutto nella progettazione delle “opere” a quattro ruote è importantissimo, infatti come ci spiega in maniera cristallina:
“Castagna si è costruito un sistema in cui al centro del progetto c’è il cliente, colui che ti da fiducia e l’incarico; c’è un rapporto simile a quello tra il committente è il pittore rinascimentale. Il cliente arriva da noi o con idee assolutamente ineccepibili oppure senza idea alcuna. Capita anche che qualcuno arrivi convinto di voler una macchina sportiva e vada via con una macchina che è invece tutt’altro. Come consuetudine per ogni genere di progettualità possono esserci momenti di grande disaccordo come momenti di grande euforia. Noi desideriamo che il cliente sia cosciente di quello che sta scegliendo: costruire una vettura implica delle dinamiche che sono simili a quelle della paternità: ci si deve assumere le proprie responsabilità ed essere assolutamente certi di quello che si desidera perché una volta tagliata l’automobile, è impossibile tornare indietro.
L’esperienza per il cliente deve avere due momenti di divertimento: il primo quando si pensa e progetta l’idea, il secondo quando si usa la realizzazione: troppo spesso si è concentrati solo sull ’utilizzo della vettura, come se da noi solo si comprasse una vettura come quando ci si trova in una normale concessionaria.
Noi teniamo molto a questa fase e questo è un aspetto che ci differenzia molto da altri carrozzieri: certi ti fanno il vestito alla vettura come vogliono loro, sembra quasi che sfruttino i danari del cliente per esprimere loro stessi. Nel rapporto con il committente noi facciamo più una sorta di maieutica, per capire insieme i desideri e la possibilità di mettere in pratica le idee nell’ottica di qualcosa che sia consono alla nostra storia. Se il risultato del progetto non è in linea con le nostra filosofia la commessa viene rifiutata”.
Quali scelte non rientrano nei i canoni di Castagna?
“La visione può essere inconsueta, anche folle, ma se è frutto di un grande sogno cerchiamo di perseguirla e realizzarla, certo non deve scadere nel cattivo gusto. Quando le proposte del cliente non tengono conto della fattibilità tecnica o rischiano di divenire kitsch, non siamo interessati: Castagna produce esemplari funzionanti e deve attenersi a standard in linea con la storia del marchio”.
Ci puoi fare qualche esempio?
“C’é chi si è fatto prendere la mano e pretendeva di comperare o imitare l’azienda, chi, più semplicemente, voleva pelli di colori sgargianti con abbinamenti che non avevano nulla a che vedere con il buon gusto. In casi come questi, di totale disaccordo, meglio non accettare la commessa altrimenti il rischio è quello di dover prestare in ogni caso il proprio nome per un prodotto che non ci rappresenta”.
Qual è la provenienza dei vostri clienti?
“La clientela è per di più europea, soprattutto francese. Quando ho cominciato questa attività pensavo di avere tanti clienti tedeschi ma non ne abbiamo avuto nemmeno uno, neanche con la MINI. Poi abbiamo gli svizzeri, che vivono condizioni di utilizzo favorevoli dove questi esemplari possono essere lasciati con le portiere aperte e con le chiavi dentro. In ogni caso le nostre vetture sono talmente custom che rubarle è il più grosso degli errori per un ladro: non si può reciclare nulla della vettura”.
Per quello che riguarda invece i nuovi compratori del Sol Levante e della Cina cosa ci dici?
“Sono mercati ora affermati ma ancora poco maturi per un prodotto come il nostro. Loro scelgono ancora per “brand famosi” dove si acquista l’evidenza, non sempre l’esclusività o la qualità: faticano ancora a capire la differenza tra materiali ed ignorano il tipo di impuntura usata per realizzare una cucitura. Sono purtroppo ancora legati ad una vecchia idea di ‘industria del lusso’ a cui non vogliamo appartenere. La stessa parola lusso non ci convince più. Il cliente della carrozzeria Castagna Milano è in grado di capire la qualità del prodotto e poi il nostro è un prodotto esperienziale…”.
Un atto creativo?
“Se la vogliamo considerare solo un automobile, senza passione, non funziona più tanto”.
La Aznom era interessantissima ci sarà un seguito?
“Purtroppo le cose più interessanti non hanno ottenuto da alcuni clienti particolarmente riservati il permesso ad essere divulgate. Noi non facciamo progetti automobilistici per il mercato o per il giornalisti, non ce ne vogliate…. Quella 500 verde progettata per Geddafi, era stata costruita in totale segretezza. Sono stati i ribelli, durante il capovolgimento del regime, a svelare quell’auto che altrimenti sarebbe rimasta nella totale discrezione”.
Quindi non solo sportive. Anche le utilitarie sono degne di essere carrozzate da voi?
“Le piccole sono sempre state oggetto di attenzione da parte dei carrozzieri: le Balilla fuoriserie negli Anni Trenta ne sono un esempio. Troppo trascurate oggi dalle rievocazioni dei Concorsi di Eleganza o dalle manifestazioni sportive che nelle edizioni storiche le videro protagoniste: a Villa d’Este le auto non erano tutte Rolls Royce o Isotta Fraschini. Correvano la Mille Miglia Mercedes, Ferrari, Maserati ma c’erano erano anche le Topolino e le Fiat 1400. Le piccole che oggi di utilitaristico non hanno proprio più nulla per me sono dei grandi progetti: come dal sarto, noi non vestiamo solo splendide donne o top model ma anche ‘piccole bimbe’ o simpatiche signore che ci tengono alla bella presenza. Si ri-studiano le propoprzioni che spesso altri ignorano ed una ‘donna’ anche con un corpo non perfetto è resa elegante: l’arte della carrozzeria prescinde dalla quantità dei cavalli.
Per questioni di immagine, molti, inseguono i miti scegliendo come base solo marchi prestigiosi come Ferrari, Maserati e Lamborghini, su cui certo si può fare una ‘gran macchina’ che spesso emoziona più per il marchio sul cofano che per la nuova livrea.
A noi piace intervenire sulle vetture a prescindere dal loro potenziale emozionale. La Peugeot 508 RHX by Castagna è un auto realizzata proprio in questa ottica di purismo della carrozzeria: abbiamo preso una macchina con un notevole carattere tecnologico e meno appariscente di altre ‘molto per bene’. La 508 e 2008 sono grandissime automobili, anche perché hanno alle spalle una Casa con 200 anni di storia: come si può dire che Peugeot non sia un marchio di prestigio?”
La 508 RXH by Castagna che ha un motore ibrido. Pensi che sia piú semplice poter produrre un auto totalmente elettrica oggi?
“Le auto totalmente elettriche sono una nicchia che tenderà a scomparire. La tendenza è quella di dotare le vetture di doppia propulsione: termica ed elettrica. Ultimamente le motorizzazioni super-ecologiche dotate di ibridizzazione rendono le macchine ancora meno inquinanti: questo è il futuro del powertrain dell’automobile. La scelta di questo tipo di architettura, secondo noi, non è indotto soltanto dalle teorie ecologiste ma anche da una logica di prestazioni: oggi una unità elettrica accoppiata ad una termica dà prestazioni eccezionali e consente un downsizing della parte termica”.
La vostra storia copre una parabola che va dai cavalli (animali) ai kilowatt del motore elettrico
“Castagna è nata realizzando carrozze, l’emblema della casa è la berlinetta reale dei Savoia: oggi quella carrozza è conservata nel museo del Quirinale. Per assurdo, ultimamente siamo tornati alle carrozze. L’anno scorso è partito un progetto che terminerà l’anno prossimo, sullo studio di carrozze a cavalli, chiaramente ipertecnologiche, ipercool, pensate per non sfigurare a Ascott”.
Vi siete mai cimentati su altri tipi di mezzi?
“Abbiamo fatto, motoscafi, aeroplani, case. Siamo in grado di customizzare anche moto. La moto, in se, è un oggetto molto difficile, c’é meno spazio, meno carrozzeria ma è proprio per questo è un oggetto interessante, soprattutto per noi che siamo innamorati del dettaglio. Alcuni clienti particolarmente alti ci hanno chiesto moto con adeguamento del telaio sulla loro misura antropometrica anche se è molto complesso curarne la parte telaistica e non è un tipico problema da carrozziere”.
C’è qualche designer che consideri come una fonte d’ispirazione?
“Ogni epoca, come nelle varie arti, ha un suo protagonista. Giorgetto Giugiaro ha segnato nel mondo dello stile automobilistico, gli ultimi 40 anni in maniera unica: l’auto ‘contemporanea’ è sostanzialmente una sua invenzione. Anni prima lo fu Michelotti. Questi grandi personaggi erano stilisti, perché creavano degli stili di auto ma Giugiaro ha il merito di aver evoluto il mestiere ed essere stato il primo a traghettare le dinamiche dello stilismo automobilistico nel design automobilistico”.
Come si coniuga la vostra vocazione artigianale d’eccellenza con l’ingegnerizzazione moderna e computerizzata di oggi?
“Io sono, prima di tutto, innamorato dell’arte della carrozzeria italiana, che sia di Milano, o di Torino, l’approccio del carrozziere italiano mi stimola moltissimo. Per un po’ di tempo ho lavorato in Fiat e per altre case automobilistiche come designer freelance. In quelle situazioni impari il metodo di lavoro. L’esperienza attuale si basa su una sintesi molto particolare che chiamerei evoluzione del processo di costruzione dei carrozzieri: una grande artigianalità cede il passo ad una artigianalità totalmente nuova. Oggi non è più pensabile fare delle carrozzerie a mano, ormai la gente è abituata a standard qualitativi troppo importanti e tutto deve essere perfetto. La mano dell’uomo deve essere ‘il colpo di teatro’ che scalda il manufatto che, se totalmente frutto di un processo informatizzato, sarebbe sì perfetto ma poco comunicativo. L’auto anche più tecnologica spero non diventi mai un videogame ma un rimanga sempre un prodotto frutto della passione di chi lo pensa lo realizza e di chi lo guida”.