Motoguzzi “Guzzino” – Si sente spesso dire che la Fiat 5oo ha motorizzato gli italiani. Una espressione sicuramente sensata ma non del tutto esatta. Ciò che mise in piedi, anzi su ruote a motore la stragrande maggioranza di italiani dopo il secondo gravoso conflitto mondiale furnono le due ruote, prima delle quattro.
Ci riferiamo nel dettaglio alle famigerate Piaggio Vespa ed innocenti Lambretta ma anche ad una motoleggera davvero “proletaria”, la Motoguzzi Motoleggera 65 amichevolemente chiamata: “Guzzino”.
Il Guzzino, nato nel 1946 da un idea di Antonio Meucci era a mio avviso la moto dell’inizio dell’Italia repubblicana ancor più della Vespa e della sua sfidante Lambretta, perché la Guzzi pensò ad un mezzo essenziale e spartano per un uso a 360 gradi, dal trasporto di beni di prima necessità e persone alla gita domenicale di tutta (proprio tutta) la famiglia.
Vespa e lambretta hanno quel tocco di stile che mi fa venire in mente il superfluo, quel surplus di bellezza di qualcuno che può già permettersi di pensare all’apparire, il Guzzino no. E’ la moto per lavorare. Ha esattamente l’aspetto di un buon somaro, che può non avere la grazia di un cavallo ma lavora e sopporta la fatica molto meglio. Il suo essere spartano è conseguenza di un eccezionale contenimento dei costi senza tralasciare efficenza ed affidabilità, pensate che il cambio a tre rapporti era a leva vicino al serbatoio e l’acceleratore a manettino, soluzioni anteguerra e per questo più economiche in quegli anni.
Il guzzino aveva le ruote alte e sottili: per certi aspetti sembra quasi una fragile bicicletta ma con il suo motore a due tempi di 65 cc da 2 CV a 5000 giri/min ed il suo telaio monotrave, per l’epoca, è una piccola moto ed ha una robustezza a prova di bomba oltre che dei consumi irrisori di miscela (40 km/l).
Grazie alle sue doti da passista per oltre dieci anni il Guzzino, prima di essere sostituito col più moderno cardellino, è la moto più venduta in Europa e viene declinato ed utilizzato in mille modi, come aratro, come sidecar e perfino come base per realizzare moto da record di velocità.
Il proprietario del Guzzino in foto, Gianfranco Dragone, collezionista della provincia di bari, ci racconta che queste moto erano utilizzate per andare a tagliare la legna in boschi vicino ai paesi perché essendo sottili potevano passare tra gli alberi e uscirne senza troppi problemi, carichi di legna.
il suo esemplare è stato scovato in un mercatino di motozappe, in tali mostre scambio di paese, spesso, contadini o fattori hanno delle moto d’epoca di cui spesso non si curano e preferiscono cederle a degli appassionati come Gianfranco.
Questo Guzzino ed altre moto dell’appassionato pugliese sono visibili sul gruppo Rombi di Passione una community di collezionisti che organizza mostre o manifestazioni, orgogliosi di esporre i propri gioielli a due ruote restaurati con tanta cura.
per le foto si ringrazia il collezionista Gianfranco Dragone e Wikipedia
ringraziamo inoltre il gruppo